LETTERA APERTA A MONSIGNOR MARIO DELPINI ARCIVESCOVO METROPOLITA DI MILANO

19 luglio 2021

Egregio mons. Mario Delpini,

siamo la famiglia della vittima di abuso sessuale da parte di don Mauro Galli condannato recentemente anche in appello a 5 anni e 6 mesi di carcere.

La preghiamo gentilmente di non scrivere più che Lei e la diocesi "esprimete ancora una volta la vostra vicinanza alla vittima e alla sua famiglia” come puntualmente vi siete precipitati a scrivere sul sito chiesadimilano, il giorno della conferma della condanna introducendo per altro la nota con la frase: “La Corte di Appello ha riformato parzialmente la sentenza riducendo la pena…” lasciando intendere che il reato è stato ridimensionato.

Vi siete guardati bene dallo spiegare invece che il reato è stato integralmente confermato

cristallizzando l’abominevole abuso, la riduzione di alcuni mesi è relativa all’attenuante generica riconosciuta per legge per aver pagato i danni e le spese per 150.000 euro prima del processo  (art. 62.6 codice di procedura penale), al fine di far ritirare la costituzione di parte civile che riguardava in solido anche la Parrocchia e la Diocesi di Milano appunto.

Ricorderà perfettamente del pagamento di tale importo, ricorderà che ha negoziato con la Procura il suo interrogatorio rilasciato alla polizia e dunque acquisito agli atti del processo, per evitare di comparire in tribunale come richiesto dal PM, interrogatorio da lei sottoscritto dove si assumeva tutta la responsabilità di avere spostato don Galli a Legnano ancora con i minori nonostante l’allora parroco di Rozzano, don Carlo Mantegazza, le avesse segnalato l’abuso due giorni dopo il fatto come lei stesso ha riferito alla Polizia di Stato su esplicita domanda.

Qualche mese fa, il giorno 17 gennaio 2021, dopo la nostra pressante insistenza ci ha concesso di poterla incontrare in occasione della visita pastorale a Rozzano.

Ci ha concesso in tutta riservatezza ben 8 minuti e 50 secondi del suo tempo in presenza del suo portavoce don Walter Magni.

Dopo dieci anni dall’abuso, dieci anni di assoluto silenzio, ci a concesso 8 minuti per non dirci nulla, ha aperto bocca solo per dire che non sapeva cosa dirci, che non aveva nulla da dirci e il suo portavoce concludeva che non c'era tempo…

In dieci anni è mancato il tempo per dimostrare la vicinanza alla vittima e ai familiari, magari banalmente per chiedere scusa per aver protetto il pedofilo, per non aver avviato le indagini preliminari (dette indagini previe) obbligatorie per il diritto canonico, per aver consigliato a don Mauro di stare attentissimo perché sotto indagine, come si è appreso dalle carte del tribunale… “DOBBIAMO STARE ATTENTISSIMI".

Questa è la vicinanza sua e della diocesi di Milano a nostro figlio e alla nostra famiglia?

La preghiamo dunque di non scrivere più falsità, non è e non è mai stato vicino a noi, la preghiamo di avere almeno il coraggio di rispettare il silenzio, non ha nulla da dire, allora non dica nulla e non faccia scrivere ai suoi portavoce cose diverse dal suo nulla.

Se proprio devono scrivere qualcosa, allora raccontino la sua vicinanza ai preti pedofili, la sua difesa e disponibilità nei confronti di don Mauro, le risorse messe a disposizione, la difesa da parte dello studio Zanchetti da lei allertato durante le indagini preliminari come scoperto dalla polizia ed emerso durante il processo.

Questa la vera vicinanza, non quella descritta dalla vostra laconica nota.

Nel più recente caso che riguarda don Emanuele Tempesta oltre alla rinnovata vicinanza, ribadite l’impegno per garantire la migliore tutela dei minori (difficile in questo caso spostare il prete ancora con i minori una volta arrestato), ricordate i servizi della diocesi messi a  disposizione dal 2019 per i minori abusati, il referente diocesano... esiste ora la commissione diocesana per la tutela dei minori!

Anche in questo caso omettete però di dire che proprio lei mons. Delpini nel febbraio 2019 quando ha costituito la commissione per la tutela dei minori, ha inserito nei suoi membri proprio l’avvocato Zanchetti che si vanta in tribunale di assistere i preti pedofili da oltre 20 anni collaborando con la diocesi, come ribadito con fervore nell’ultima “arringa”, ultimo tentativo estremo di difesa durato quasi un'ora in difesa di don Mauro Galli nel processo d’appello, ora concluso appunto con la conferma della condanna, introducendo anche in quell’occasione nuove falsità come la descrizione di nostro figlio che, a suo dire alla terna dei giudici e in presenza del procuratore generale, sarebbe stato ricoverato in psichiatria fin da piccolo ben prima dell’abuso, circostanza assolutamente falsa.

Vedremo cosa inventerà nel caso di don Tempesta essendo ancora una volta incaricato della difesa del prete nonostante sia contemporaneamente membro della commissione diocesana per la tutela dei minori.

Ci vediamo quindi costretti a tutela delle vittime di segnalare di non cadere nella trappola della diocesi che invita a confidare le proprie angosce, mostrando le fragilità proprio a coloro che si ritroveranno poi contro in tribunale, lo stesso avvocato o studio che poi difenderà il prete e la gerarchia ecclesiastica che farà di tutto, anche carte false come nel nostro caso, nel tentativo di screditare la vittima a protezione sia del prete di turno che dei suoi clienti.

Occorre denunciare immediatamente i reati alla Procura della Repubblica o ai carabinieri e consigliamo di rivolgersi ad associazioni di vittime e familiari come la “Rete l’abuso”, unica in Italia per il sostegno alle vittime dei preti pedofili, non commettendo i medesimi errori che abbiamo commesso noi confidando inizialmente unicamente nella chiesa di Milano.

I familiari della vittima

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