Le scuole dell'Opus Dei a Milano - finanziate con i soldi pubblici
Le scuole Faes (famiglia e scuola) nascono a Milano 36 anni fa e come il Leone XIII, il San Carlo, il Gonzaga, l’istituto dei Salesiani, sono scuole paritarie non statali. Non essendo neppure “cattoliche”, cioè governate direttamente o indirettamente dalla Chiesa Cattolica, amano definirsi “laiche”.
Nel gergo, utilizzato dall’istituzione, le scuole Faes sono “lavori personali”, nascono cioè su iniziativa di membri dell’Opus Dei e secondo il volere di Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’istituzione, sono di “ispirazione” cattolica e omogenee, “educano cioè i bambini secondo i principi delle differenze di genere”. In altre parole sono frequentate solo da maschi o da femmine, senza momenti di promiscuità. Diffuse nelle principali città italiane, a Milano sono conosciute le scuole Aurora, Monforte e Argonne. Se interpellati sulla scelta dell’ “omogeneità”, i genitori che iscrivono i figli all’Argonne e che ho potuto interrogare, ritengono che non essendo la socializzazione una priorità della scuola (perché la si può fare anche altrove) ma l’insegnamento (ruolo principale della scuola), è bene che gli insegnanti siano messi nelle condizione di farlo al meglio. E avere davanti a sé una classe omogenea aiuta di certo; “Inoltre aiuta i ragazzi (soprattutto i maschi, ma in parte anche le ragazze), evitando confronti e “distrazioni” che nell’adolescenza sono deleteri”.
È discorde la voce di una ex alunna della scuola Monforte, ora adulta e madre di due figli, che ne critica i principi e lo stile educativo,: “Ma come è possibile separare in modo così netto la sfera logico-razionale (dell’intelligenza razionale) da quella affettivo -relazionale (dell’intelligenza emotiva)?”.
Il sito ufficiale delle scuole milanesi (http://www.faesmilano.it/) propone, sulla homepage, un testimonial singolare per quelli dell’Opera: la signora Marina Salomon, nota imprenditrice che dopo aver avuto un figlio (di nome Brando) da Luciano Benetton , si è sposata civilmente con un divorziato, Marco Benatti, veronese. La stessa dichiara: “Ho scelto le scuole Faes perché ho cercato figure educative di riferimento…la scuola fa fatica ad educare….la situazione attuale della scuola italiana a me pone molte paure sul futuro della società e dell’economia italiana…”.
E mentre la Salomon si affida alle “figure educative di riferimento” della Faes, altri ricordano così la loro esperienza in quelle scuole:
“Avevo dieci anni, mio padre era morto da un anno e mia madre si era fissata con l'idea che io avessi bisogno di un punto di riferimento maschile.
Quando fu il momento di scegliere la scuola media, venne a sapere da alcuni vicini di casa che esisteva questo istituto in cui c'erano i "tutor", come nei college inglesi. Io non avevo nessuna intenzione di mollare i miei amici delle elementari e volevo proseguire con le medie pubbliche del mio quartiere, ma lei mi disse
che in quella scuola c'era il campo da calcio e quindi riuscì a trascinarmi fin là. Ricordo che parlammo con un tipo occhialuto che a un certo punto chiese di restare solo con me e mi fece alcune domande sulle mie aspettative rispetto a quella scuola. Io molto tranquillamente gli dissi: "Sono qui per giocare a calcio". Dopo di che mi respinsero. Mia madre ripete ancora oggi, con molta rabbia, la frase che quell'uomo le disse: “Abbiamo paura che suo figlio faccia del male ai nostri ragazzi". Lei però ha il sospetto che la ragione fosse un'altra: una casalinga vedova e un bambino piccolo, non eravamo benestanti. Però è più che convinta che quella "bocciatura" sia stata la mia fortuna, e io con lei” [Gabriele Battaglia, 44 anni, giornalista di PeaceReporter].
che in quella scuola c'era il campo da calcio e quindi riuscì a trascinarmi fin là. Ricordo che parlammo con un tipo occhialuto che a un certo punto chiese di restare solo con me e mi fece alcune domande sulle mie aspettative rispetto a quella scuola. Io molto tranquillamente gli dissi: "Sono qui per giocare a calcio". Dopo di che mi respinsero. Mia madre ripete ancora oggi, con molta rabbia, la frase che quell'uomo le disse: “Abbiamo paura che suo figlio faccia del male ai nostri ragazzi". Lei però ha il sospetto che la ragione fosse un'altra: una casalinga vedova e un bambino piccolo, non eravamo benestanti. Però è più che convinta che quella "bocciatura" sia stata la mia fortuna, e io con lei” [Gabriele Battaglia, 44 anni, giornalista di PeaceReporter].
Un’altra testimonianza evidenzia la prassi di violazione del segreto naturale, della privacy e forse del sigillo sacramentale, non rara negli ambienti dell’Opera e tante volte denunciata dagli ex membri che hanno lasciato l’istituzione:
“Mi succedeva che se per più di 3 settimane non andavo a confessarmi dal sacerdote dell’Opera presente a scuola, la Tutor veniva a chiamami e mi diceva: "mi ha detto don R. che è un po' che non ti vede, forse sarebbe meglio che passassi da lui" e l’invito era chiaro. Ma com'è possibile –mi chiedevo - che un sacerdote parli delle mie confessioni ad un'altra persona?” [ Maria, 41 anni, insegnante].
Ci si chiede come mai nelle scuole Faes, laiche per definizione e che tali si proclamano sul sito ufficiale www.faesmilano.it (“le scuole FAES sono quelle più laiche di tutta Milano”) i ragazzi, attraverso la tutoria, vengono incoraggiati ad incontrare il sacerdote e addirittura a ricorrere alla Confessione sacramentale. E non si era detto che lo scopo principale di queste scuole è quello didattico? Basterebbe una maggiore trasparenza per non deludere tanti alunni e genitori che, basandosi sulla comunicazione ufficiale, pensano di trovare una scuola diversa.
Le scuole Faes, in quanto paritarie, ricevono finanziamenti pubblici: ciò significa che i soldi dei cittadini vengono utilizzati per sostenere le famiglie che si possono permettere rette scolastiche per i figli dai 3 ai 6 mila euro annui. È questo il sistema “Dote scuola”, ideato dalla Regione Lombardia, che prevede un rimborso per famiglia pari al 25% o 50% della retta scolastica, attraverso la distribuzione di vaucher da spendere per l'acquisto di libri e materiale didattico o per il sostegno ai costi di trasporto e mensa scolastica.
Intervistando comuni cittadini dell’area milanese sull’opportunità di ottenere un beneficio economico attraverso il sistema “Dote scuole” ho constatato che non è assolutamente conosciuta la modalità di funzionamento dello stesso [una modalità, di fatto, elusiva dell’art. 33 Costituzione il quale recita “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”] e cioè il criterio di assegnazione, previsto dalle norme applicative del buono, che tiene conto di parametri reddituali differenti a seconda che la famiglia richiedente abbia figli iscritti alle scuole statali o alle private/paritarie:
- nel primo caso [scuole statali] le famiglie accedono al buono sulla base del certificato Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), una sorta di riccometro, utile per determinare la condizione economica del nucleo familiare. L’Isee (o l’Ise) è un parametro che viene calcolato tenendo presente la composizione, il reddito e il patrimonio mobiliare ed immobiliare del nucleo familiare. Per ottenere il beneficio il parametro deve essere inferiore a 20.000 euro.
- nel secondo caso [scuole paritarie] le famiglie accedono al buono sulla base dell’indicatore reddituale che, a differenza del certificato Isee, considera soltanto la composizione e il reddito del nucleo familiare, ma non il patrimonio immobiliare, né quello mobiliare. I limiti di reddito sono più generosi, cioè per accedere al buono scuola l’indicatore reddituale non deve superare 46.597 euro. Il che significa appunto, traducendo il parametro in reddito reale, che si può accedere al buono anche con un reddito annuo dichiarato di 200mila euro.
In altre parole, dall’anno 2008/09, dopo la delibera della Giunta regionale n. 6114 sui “Criteri relativi alla assegnazione della dote istruzione anno scolastico 2008/2009”, gli studenti delle scuole pubbliche sono esclusi per legge dal presente beneficio economico.
Grazie al documento “Il finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia” del novembre 2009, elaborato da Luciano Muhlbauer con la collaborazione di Tina d’Amicis, Luigia Pasi, Anna Camposampiero, Ivano De Ponti, Emanuela Donat-Cattin, è possibile risalire alla cifra stanziata per le sole scuole Faes, che ammonta a € 379.300,00
denominazione | INDIRIZZO | GRADO | citta | numero alunni | finanziamento |
PRIMARIA FAES ARGONNE | VIA ZANOIA, 1 | ELEMENTARE | MILANO | 65 | 68.062,50 |
PRIMARIA FAES MONFORTE | VIA MELCHIORRE GIOIA,42 | ELEMENTARE | MILANO | 76 | 79.537,50 |
FAES ARGONNE - MILANO | VIA ZANOIA | MEDIA | MILANO | 58 | 60.850,00 |
FAES MONFORTE - MILANO | VIA ZANOIA | MEDIA | MILANO | 66 | 68.375,00 |
FAES/MONFORTE | VIA ZANOIA | SUPERIORE | MILANO | 43 | 45.100,00 |
FAES ARGONNE | VIA M.GIOIA,42 | SUPERIORE | MILANO | 55 | 57.375,00 |
379.300,00 |
Per l’ anno scolastico 2009/2010, si sta cercando di ottenere, tramite l’ufficio “Dote scuola” della Regione, gli stessi dati sulle cifre destinate alle singole scuole paritarie; ad oggi la risposta più precisa è stata questa: “Se vuole le singole denominazioni delle scuole, la cosa si fa complicata”.
Durante una riunione pubblica promossa dalle Acli di Corbetta, comune dell’Ovest milanese, nel mese di novembre 2010, sul tema della Scuola e in particolare della riforma Gelmini, era presente il consigliere regionale Francesco Prina [di area PD] che non ha fatto nessun cenno al sistema discriminatorio della Dote Scuola, anche in considerazione del fatto che lo stesso giorno era stato approvato l’emendamento alla legge di stabilità che stanziava 245 milioni di euro per le scuole private. Ci si aspettava almeno un’adeguata informazione su un tema così attuale che coinvolge le famiglie del territorio.