La gestione economica nell'Opus Dei: proposta di ricostruzione sistematica
Chi è Jacinto Choza http://personal.us.es/jchoza/
La gestione economica dell’Opus Dei:
proposta di ricostruzione sistematica
(traduzione da testo di Jacinto Choza – in www.opuslibros.org. – 23 agosto 2010)
0. Introduzione – 1. Fonti di entrata ordinarie – 2. Fonti di entrata straordinarie – 3. Metodi per ottenere finanziamenti – 4. Raccolta di finanziamenti e gestione economica di diversi paesi – 5. Raccolta di fondi e gestione economica degli organi direttivi centrali – 6. Stima delle somme ottenute – 7. Stima delle spese reali – 8. Ubicazione di fondi – Proprietà dell’Opus Dei. Associazioni senza fine di lucro, fondazioni e società commerciali – 9. Società commerciali di cui si serve l’Opus Dei – 10. Società commerciali con cui opera la Chiesa cattolica – 11. Episodi di particolare rilievo nella gestione economica dell’Opus Dei – 12. Gli obiettivi dell’Opus Dei – 13. Riferimenti economici di altre organizzazioni: l’ONCE e l’Università di Siviglia – 14. Processi per restituzioni.
0. Introduzione
Dopo aver pubblicato sul sito Lo que queda del Dia I e II (Quel che resta del giorno), Ana Ananza mi ha chiesto di completare e dare una ricostruzione sistematica alle informazioni che avevo fornito, per porre a disposizione dei lettori del sito e di tutti una storia dell’Opus Dei chiara e completa, ossia una versione non agiografica, che possa dar conto di tutti i fenomeni e della vita di chi si è trovato dentro e di chi è uscito dall’istituzione. Così ho interpretato il suo suggerimento, e mi sono ora deciso a realizzarlo.
Ho ritenuto di realizzare una cosa di questo genere con questo saggio, basandomi essenzialmente sui materiali del sito e su alcuni altri raccolti attraverso contatti personali con altri lettori.
Il presente lavoro è incompleto, e occorrerà molto tempo perché possa esserlo. Ho fornito un indice schematico dei capitoli di base che permettono di delineare la gestione economica dell’Opus Dei, e alcuni sottoparagrafi di questi capitoli, in cui includo informazioni personali e diversi documenti del sito che si riferiscono alla gestione economica dell’opus, che potranno essere completati con il contributo di altri. Non voglio quindi ritardare oltre l’invio di questo materiale, benché l’insieme risulti incompleto.
Vi saremo grati se vorrete indicarci quali materiali già pubblicati sul sito possano essere inclusi nei vari capitoli, e quali libri o documenti conosciuti possano essere inclusi e in quali punti. Analogamente, qualsiasi discussione circa la conformità al vero di alcuni documenti sarà benvenuta e posta nel paragrafo corrispondente.
Nel corso del 2010, mentre i governi dei paesi occidentali stanno legiferando per dotare di maggior trasparenza e controllo politico e sociale le istituzioni finanziarie nazionali e internazionali, sarebbe un buon momento anche per tentare la stessa cosa con le finanze religiose, specialmente con multinazionali religiose come la Chiesa Cattolica e l’Opus Dei. Sarebbe un bene per tutte le chiese e per tutte le religioni.
1. Fonti di entrata ordinarie
Nell’articolo Las riquezas del Opus del 25/01/2010, Dionisio fa un calcolo approssimativo degli importi cui possono ammontare i conferimenti delle varie categorie di membri.
Il principio della povertà dell’Opus Dei consiste nell’autosufficienza di ciascun individuo, ciascun centro, ciascuna delegazione, ciascuna regione e ciascuna istituzione, che non debbono soltanto badare a sostenersi, ma devono anche conferire il 10% delle proprie entrate alla sede centrale.
L’articolo di E.B.E. del 17 agosto 2009 La matriz economica del Opus Dei contiene le informazioni di base sulle fonti di entrata ordinarie dell’Opus Dei, ossia:
1.1. – conferimenti di numerari/e e aggregati/e
Numerari e aggregati versano mensilmente tutte le proprie entrate ai centri. Detraggono quello che è necessario per le spese personali e il resto viene contabilizzato come conferimento, che generalmente veniva poi accreditato dai conti correnti dei centri a quelli di delegazioni e commissioni regionali. Ora non ci sono più conti correnti dei centri. Ciascuno versa la propria retribuzione sui conti di una iniziativa specifica.
1.2. – conferimenti di soprannumerari/e (generalmente in contanti)
Le quantità che rientrano sotto questo titolo vengono donate in denaro contante con cadenza mensile dai soprannumerari direttamente nelle mani dei direttori. I direttori dei centri di soprannumerari consegnano poi queste somme alle delegazioni a mani, in denaro contante, e da lì passano alle commissioni regionali e alla sede centrale di Roma.
1.3. – conferimenti di cooperatori
Vengono realizzati in tutti i modi possibili. In contanti, in bonifici, in natura (opere d’arte, gioielli, etc.), con o senza ricevuta.
2. Fonti di entrata straordinarie
Le fonti di entrata straordinarie a volte possono essere ancor più produttive di quelle ordinarie, cosa che risulta palese nel caso della costruzione dell’edificio del centro di studi e sede della commissione dell’opus a New York, costruito attraverso l’attività di un’impresa di raccolta di fondi per motivi religiosi, che raccolse denaro sufficiente per questo progetto, dal quale avanzarono fondi per appoggiarne anche altri.
2.1. – campagne di raccolta di fondi
Oltre alle fonti di entrata ordinarie, costituite dai contributi dei centri di numerari/e, aggregati/e e soprannumerari/e e dalle donazioni di cooperatori e conoscenti, che sono quelle che provengono dai centri, una voce importante di entrate, in applicazione del principio di autosufficienza, è costituita dalle campagne di raccolta di fondi per la costruzione di case di ritiro, collegi, scuole, università, santuari, etc.
In questo modo, il denaro ottenuto attraverso le fonti ordinarie non viene destinato al sostentamento di tali attività, ciascuna delle quali è stata costituita partendo da un’autonoma fonte di entrata e determinando a propria volta eccedenze rispetto alle somme necessarie.
Così sono state costruite case di ritiro come Molinoviejo i La Pililla , i collegi di Fomento, i collegi maggiori, l’università di Navarra, il santuario di Torreciudad, etc., ciascuna delle quali ha fatto conto su un suo patronato, associazione di amici, etc.
2.2. – Donazioni inter vivos
Molti conferimenti di soprannumerari, cooperatori e conoscenti possono essere qualificati come donazioni inter vivos, anche se si cerca sempre il modo di evitare il più possibile l’imposizione di imposte.
2.3. – Donazioni mortis causa, eredità di membri della prelatura ed eredità di persone esterne.
2.3.1. In questo modo sono stati ottenuti immobili come la sede della delegazione di Siviglia, la casa di ritiri di Valparaiso a Siviglia o della Solaviella nelle Asturie. Così sono stati ottenuti anche terreni per le scuole familiari agrarie, beni immobili per centri di numerari e numerarie, e alcune altre attività.
2.3.2. Particolare menzione meritano le eredità che sono state ottenute attraverso pressioni di vario tipo, alcune delle quali sono state contestate successivamente in sede giudiziaria, come la casa di ritiri di Valparaiso a Siviglia.
2.3.3. Le donazioni mortis causa possono a loro volte consistere in denaro contante, come i 60.000.000 di euro che Luis Valls Taberner, presidente del Banco Popular e numerario dell’Opus Dei donò alla prelatura al momento della morte.
2.4. – Sovvenzioni ufficiali di governi nazionali, autonomi o locali
Le c.d. opere corporative o personali, e buona parte delle attività realizzate dalla prelatura, sono inoltre sovvenzionate anche con aiuti governativi.
Si veda l’articolo di E.B.E. del 17 agosto 2009 La matriz economica del Opus Dei.
3. Metodi per ottenere finanziamenti
3.1. – I modi di chiedere donazioni, aumento dei conferimenti, etc. sono molto vari. Il pretesto è sempre il bene della Chiesa, le sue necessità, la gloria di Dio, la lotta contro i nemici del bene, etc.
Per esempio, si chiede alle soprannumerarie una campagna per comprare un tabernacolo per un centro che si sta aprendo in Africa o in Kazakistan. Non importa che in Spagna siano stati chiusi una dozzina di centri, tutti dotati di un corredo liturgico magnifico, e che non si sappia che fare dei relativi vasi sacri.
Per esempio, si chiedono in Spagna a soprannumerari/e fondi per un centro teologico, perché vi possano andare a studiare aspiranti al sacerdozio provenienti dall’Africa o dal Sudamerica. Non importa che in ogni continente, ogni paese fornisca fondi per gli studi dei futuri sacerdoti che invia a studiare in Europa, e che ogni seminarista paghi già una retta corrispondente a varie borse di studio.
In realtà, il denaro si chiede non solo perché ve ne sia bisogno, ma soprattutto perché in tal modo “si fa un gran bene all’anima di chi dona, che attraverso la donazione resta vincolata all’opus, alla Chiesa, ripiena di grazia di Dio ed esaltata dalla gioia di dare”. “Fai elemosine generose”, diceva Escrivà, “e avendone voglia, non come obbligo”.
3.2. – I beni acquisiti non sono mai beni ecclesiastici
Per quanto si possa pensare che i beni conferiti alla prelatura siano donati alla Chiesa, solo una piccola percentuale, praticamente insignificante, degli immobili e dei contanti dell’opus hanno natura di beni ecclesiastici. La stragrande maggioranza appartiene a società di diritto civile, composte da numerari/e e soprannumerari/e, controllate dai dipartimenti economici nazionali e centrali dell’opus. I beni delle altre istituzioni della Chiesa sono tutti beni ecclesiastici, e queste ultime devono render conto ogni anno alla Santa Sede della loro amministrazione. Nell’opus figurano come beni ecclesiastici soltanto le sedi delle commissioni regionali, il seminario e poche altre cosine.
I beni dell’opus, non avendo natura giuridica di beni ecclesiastici, non sono sottoposti al controllo della Santa Sede, né devono pagare alcun tributo a quest’ultima. Il canone 1257 indica che tutti i beni appartenenti a persone giuridiche pubbliche nella Chiesa sono beni ecclesiastici e sono regolati dai canoni 1259 e seguenti. L’Opus Dei, benché si consideri e qualifichi come parte della struttura pubblica della Chiesa, a questi effetti si considera persona privata.
4. Raccolta di finanziamenti e gestione economica di diversi paesi
4.1. – Spagna
Esempi eclatanti di casi di raccolta di fondi in Spagna si possono vedere sui seguenti articoli del sito: Una voluntad quebrada (Una volontà annullata) – Brian, Una voluntad quebrada 2 – Rapelu, Attività economiche dell’Opus Dei in Spagna – Carmen Charo e Dionisio – webmaster del 26 marso 2006: El misterioso destino de 60 milliones.
4.2. – Stati Uniti
Testimonio de un ex numerario de Estados Unidos (sezione tus escritos)
4.3. – Messico
5. Raccolta di fondi e gestione economica degli organi direttivi centrali
5.1. – Ciò che il Prelato incassa per le visite. Chi gli fa visita deve avere questo “riguardo” nei suoi confronti. Sicuramente non si tratta di un’entrata ingente, ma risulta abbastanza ridicola, ed è indice dell’utilizzo di ogni tipo di pretesto per raccogliere soldi.
5.2. – Entrate conseguite attraverso la formazione i sacerdoti. Le fondazioni dell’episcopato tedesco Adveniat e Misereor fornirono grandi somme di denaro per candidati al sacerdozio del terzo mondo. Però, sopratutto, dal momento in cui l’opus ha posto in atto l’operazione assalto al Vaticano, installando un’università a Roma che permettesse di collocare ufficiali nei dicasteri della Santa Sede. Con l’operazione CARS la prelatura ha ottenuto grandi quantità di denaro e ha acquistato potere a Roma ai tempi di Giovanni Paolo II.
5.3. – Gli utili forniti dalle fonti ordinarie di finanziamento, che sarebbero le entrate più legittime, dal 1982 si possono considerare come appropriazioni indebite. A partire da tale data, le autorità della prelatura hanno iniziato ad appropriarsi indebitamente dei guadagni dei membri celibi della prelatura, esigendoli integralmente, cosa che invece negli Statuti della prelatura non consta in nessun luogo. Questo inganno appare grave, perché intenzionale. La conseguenza è che l’istituzione ha il dovere morale di restituzione. Appare importante che si sappia questo, e anche che Alvaro del Portillo, di cui è in corso il processo di beatificazione, è il responsabile di questo inganno.
In teoria, il 10% di queste entrate, illegittime dal 1982, unitamente al 10% di tutte le altre entrate, va al Consiglio Generale, come riferisce E.B.E. il 17 agosto 2009 in La matriz economica del Opus Dei.
Oltre a questo, gli va il 100% delle donazioni fatte direttamente al Consiglio Generale e al Prelato e le donazioni per il Collegio Romano, per Cavabianca (il seminario di Roma) e per le cause di beatificazione e canonizzazione.
Cfr. gli articoli Dejad todo bien atado en temas econòmicos al iros del Opus Dei (Lasciate tutto ben impacchettato in materia economica quando ve ne andate dall’Opus Dei) e Por si no quedò claro (Per il caso non fosse stato chiaro).
6. Stima delle somme ottenute in Spagna
In Las riquezas del Opus, 25/01/2010, Dionisio segnala quanto segue:
Diciamo che in Spagna i cooperatori sono 20.000. Se sono di più, meglio per i miei calcoli. Ora pensa al relativo contributo e moltiplicalo per 20.000 ogni mese. La cifra che esce non è fantasiosa. Per esempio, € 50 x 20.000 = € 1.000.000 mensili, x 12 mesi = € 12.000.000 ogni anno.
Facciamo una stima di quanti soprannumerari ci sono. Diciamo 60.000, e se sono di più, meglio per i miei calcoli. Ora pensa al relativo contributo, un po’ più sostanzioso, e moltiplicalo per 60.000 tutti i mesi dell’anno. Escono cifre interessanti? Per esempio, € 100 x 60.000 = € 6.000.000 mensili, x 12 mesi = € 72.000.000 ogni anno.
Però aspetta, mancano numerari e aggregati. Gli vanno dentro le loro intere retribuzioni. E se possono mettere qualche piccola trappola nei patrimoni familiari per raccogliere più denaro dalla famiglia di origine, meglio. E se l’auto la comprano i genitori, meglio. E se puoi farti dare qualche gioiello da tua madre o da tua zia, meglio. E se i tuoi genitori o i tuoi fratelli vanno a farsi una crociera, gli chiedi il denaro che avrebbero speso se avessero portato anche te, e ancora dentro, in cassa. E se erediti da tuo zio, ancora meglio. Se hai diritti d’autore, viva tua madre. Etc. Si tratta di cifre molto maggiori dei contributi dei soprannumerari. Moltiplichiamo ad esempio per tre il contributo fornito in Spagna dai soprannumerari, e abbiamo € 216.000.000 ogni anno.
Negli ultimi anni della mia vita che ho trascorso in questa oscurità, ero responsabile delle finanze del centro in cui vivevo. Era un centro ove risiedevano persone adulte. Vivevamo in 7 numerari. Seguivano circa 100 soprannumerari, e altrettanti cooperatori. Dedotte le spese, ogni mese inviavamo una mancata di denaro alla commissione regionale spagnola. Il preventivo annuale di invii alla commissione si aggirava su € 200.000.
Vale a dire che alla commissione regionale della Spagna possono entrare ogni anno € 300.000.000 puliti, soltanto sotto la voce entrate ordinarie.
Le dichiarazioni ufficiali dell’Opus Dei sulle proprie entrate sono su altri livelli, secondo l’articolo di Dionisio En 2005 solo habian 131 numerari@a en Espagna (Nel 2005 in Spagna c’erano 131 numerarie) del 3 marzo 2010:
“Cara Carmen Charo, le cifre che l’opus dà e che tu ci hai mostrato sono semplicemente comiche. Basta guardare la prima, e già mi passa la voglia di proseguire l’analisi. Donativi dei membri della prelatura: € 2.753.254. Starebbe a dire che, se partiamo dal presupposto che in Spagna ci siano 30.000 membri tra numerari e soprannumerari, il conferimento medio di ciascuno sarebbe di € 91,77. Ogni anno. Se lo dividiamo per 12 mesi, significherebbe che ciascun membro della prelatura avrebbe conferito 7 piccoli euro al mese, una decina al massimo. Ma per favore. Mi fa venire in mente un’informazione che mi ha dato qualche settimana fa un amico ex numerario e lettore dei miei articoli su opuslibros. Mi raccontava che, analizzando le informazioni che aveva conservato, si può ritenere che il suo stipendio mensile fosse di € 2.000, per 14 mensilità ogni anno. Se si considera che le sue entrate erano quelle medie dei numerari. Che parte dei numerari guadagnava moto di più e che alcuni altri guadagnavano meno. Ne deriva, facendo un facile calcolo aritmetico, che tutti i numerari spagnoli guadagnano in media € 2.000 al mese. Se si moltiplica per 14 mensilità, fa € 28.000 all’anno. Posto che un numerario spende mediamente il 25% di quello che guadagna, all’opus resta il 75% di 28.000 euro all’anno per ogni numerario. Fa 21.000 euro all’anno, non male. Torniamo alla cifra di € 2.753.254 dichiarata come entrate totali. Immaginiamo che non comprenda i contributi dei soprannumerari. Dividiamola per 21.000 euro, e avremo il numero dei numerari presenti in Spagna nel 2005. Entusiasmante: il risultato è ... 131. Signori: questa oscura istituzione sta veramente peggio di quanto non si possa immaginare: restavano soltanto 131 numerari in Spagna nel 2005” .
In La ruta del dinero en el Opus Dei (le rotte seguite dal denaro nell’Opus Dei) Al Chile il 13 novembre 2009 fornisce calcoli dei benefici economici e discute i calcoli di alcuni altri. Ritiene che i 2,8 miliardi di dollari in cui alcuni stimano la fortuna dell’Opus Dei sia inferiore alla realtà: “la quantità che stima John Allen nel suo libro sull’opus e che commenta Drake nell’articolo del 2 giugno 2006, di 2,8 miliardi di dollari sia sicuramente molto inferiore rispetto a quello che possiede la prelatura”.
Queste cifre comunque vanno calcolate meglio, non è possibile che in Spagna ci siano 60.000 soprannumerari come dice Dionisio. Questo per il fatto che in tutta l’Opus Dei ci sono 80.000 membri. Attualmente in Spagna i soprannumerari sono circa 30.000, e i numerari circa 10.000.
7. Stima delle spese
In mis observaciones (le mie osservazioni) all’articolo di Dionisio Las riquezas del opus ho ritenuto che l’opus doni il proprio denaro alla Chiesa, alla Santa Sede. C’è chi ritiene che invece non abbia mai dato denaro alla Chiesa, né alla Santa Sede, né a nessuno.
L’opus usa il suo denaro per i centri, le c.d. opere corporative, le borse di studio per i numerari allievi dei centri di studi, gli avviati al sacerdozio.
Però considerando il principio di autosufficienza, e le fonti di entrate straordinarie, le campagne economiche, etc., risulta che tali fonti di spese coincidano con le fonti di guadagno.
Se dunque l’opus non avesse mai dato nulla a nessuno, possedendo una fortuna superiore a 2,8 miliardi di dollari dovrebbe possedere anche interi immobili pieni di denaro contante. Qualcuno li ha mai visti?
7.1. – Spese per la cura dell’immagine pubblica
L’austerità predicata dalla prelatura contrasta con lo spreco dei quadri direttivi nella preparazione e organizzazione dei viaggi che il prelato fa in tutto il mondo, che richiedono spese smisurate.
Fra le spese effettuate per propaganda va segnalato il costo del film There be Dragons, 21.000.000 euro.
8. Ubicazione di fondi – Proprietà dell’Opus Dei. Associazioni senza fine di lucro, fondazioni e società commerciali
La massa di liquidità sta circolando di mano in mano, oppure, ovviamente, in banche o altre società finanziarie.
Nel già citato articolo di E.B.E. del 17 agosto 2009, La matriz economica del Opus Dei, viene riferito il funzionamento delle associazioni senza fine di lucro e fondazioni, i cui proprietari sono membri della prelatura a titolo personale. Questo membri di associazioni senza fine di lucro, che pagano affitti di immobili, borse di studio e contratti, se lasciano l’opus o muoiono cedono le loro proprietà ad altri membri dell’opus, patronati, etc., in modo che la ricchezza sia sempre sotto controllo.
9. Società commerciali di cui si serve l’Opus Dei
Le associazioni senza fine di lucro, proprietarie dei centri di formazione, patronati, società di capitali, etc., per le quali è transitata la maggior quantità di denaro gestito dalla prelatura sono state la fondazione Netherall in Gran Bretagna e la Fundaciòn General Mediterrànea in Spagna e alcune altre.
Le istituzioni finanziarie attraverso le quali è stato gestito più denaro destinato ad attività della prelatura, tenuto conto che questo denaro, queste attività, queste opere sul piano meramente formale non sono direttamente intestate all’opus, sono state, in Spagna, Bankinter, Banco Atlàntico, Banco de Vasconia e Banco Popular. Queste banche hanno intrattenuto relazioni con la Chiesa Cattolica e con la Santa Sede attraverso il Banco Ambrosiano, la banca vaticana e altri intermediari finanziari.
10. Società commerciali con cui opera la Chiesa cattolica
Le istituzioni finanziarie attraverso le quali opera la Chiesa Cattolica sono: 1. la banca vaticana, denominata Istituto per le Opere di Religione (IOR) – 2. fino al 1982, il Banco Ambrosiano in Italia e il Banco Ambrosiano de Ultramar con sede a Nassau, nelle Bahamas, di cui uno dei dirigenti era Paul Marcinkus, poi presidente dello IOR – 3. la Clearstream bank S.A., “the custody and settlemente division of Deutsche Borse, based in Luxenbourg”.
11. Episodi di particolare rilievo nella gestione economica dell’Opus Dei
Nel 1982 vi fu uno scandalo in relazione al Banco Ambrosiano, di cui riferisce anche la voce Banco Ambrosiano di Wikipedia, nelle versioni inglese, francese e spagnola (non in quella italiana): “Nel 1982 si scoprì che la banca non sapeva spiegare la provenienza di 1.287 milioni di dollari. Calvi, il suo presidente, fuggì dall’Italia con un passaporto falso, e Rosone, il vicepresidente, ottenne che la Banca d’Italia ne assumesse il controllo. La segretaria personale di Calvi, Graziella Corrocher, lasciò una nota di denuncia a Calvi prima di gettarsi dalla finestra del suo ufficio e morire. Lo stesso Calvi fu trovgato impiccato al ponte Blackfriars di Londra il 18 giugno.
“Poco prima che i mezzi di comunicazione rivelassero lo scandalo del Banco Ambrosiano, Gérard Soisson, incaricato dalla Clearstream di fare chiarezza sulla transazione, fu trovato morto a Còrcega. Il Banco Ambrosiano era una delle banche che avevano conti anonimi in Clearstream. Quando Soisson lo scandalo Ambrosiano non era tuttavia ancora scoppiato.
“Il periodista David Yallop ritiene che Calvi, con l’aiuto del Vaticano, abbia potuto essere responsabile della morte prematura di Albino Luciani, il quale, divenuto papa Giovanni Paolo I, aveva in progetto una riforma delle finanze vaticane. Senza dubbio, la famiglia di Calvi sostiene che era un uomo onesto manipolato da altri. Tale prospettiva fornisce informazioni al libro di Robert Robinson pubblicato nel 1997 ‘Venga il tuo regno: dentro il mondo segreto dell’Opus Dei’.
“Calò e Gelli furono processati per l’assassinio di Roberto Calvi, insieme ad altri imputati. Il 6 giugno 2007 il Tribunale penale di Roma ha assolto tutti per carenza di prove”.
Ana Ananza nei suoi articoli del 7 aprile 2008, Las finanzas ocultas del Opus Dei, e del 28 marzo 2008, El nuevo presidente del Banco Popular, raccoglie e traduce l’articolo francese Les finances ocultes de l’Opus Dei, disponibile on line.
L’articolo francese segnala le relazioni di Calvi, Banco Ambrosiano e IOR con Bankinter, Banco Atlàntico e fondazioni inglesi, svizzere e spagnole attraverso l’attività concreta di persone come Juan Francisco Montuenga, Bofill, Ruiz Mateos, Maucinkus e altri. L’articolo raccoglie l’ipotesi di José Maria Ruiz Mateos per cui il riconoscimento giuridico dell’Opus Dei come prelatura personale del 1982 e la soluzione del problema dell’Ambrosiano del 1982 costituiscano un unico episodio.
Da parte sua, Ana Ananza nell’articolo del 31 maggio 2010 La historia de la prelatura riferisce una serie di avvenimenti che hanno avuto luogo in Vaticano in quel periodo, e che hanno come risultato il silenzio o l’assenza di chi ponesse riparo alle pretese dell’opus di accesso a determinati incarichi da parte di persone ben viste dalla prelatura.
“Nel maggio 1982 non si sa da dove piovvero sul Vaticano 240 milioni di dollari per finire su un conto svizzero di creditori del Banco Ambrosiano – IOR. In novembre esce la bolla Ut sit per il riconoscimento giuridico della prelatura, l’anno seguente Baggio diviene segretario di Stato, il prelato dell’Opus Dei Alvaro del Portillo entra in tre dicasteri vaticani e Joaquìn Navarro Valls diviene capo della sala stampa vaticana”.
12. Gli obiettivi dell’Opus Dei
Per realizzare gli obiettivi per i quali è stata costituita, “servire la Chiesa come la Chiesa vuole essere servita e senza servirsene, l’Opus Dei necessita fondamentalmente di denaro. Poiché opera in questo mondo, e non nell’altro”, come diceva il fondatore.
Il denaro è uno degli elementi che forniscono più potere, e per questo l’opera ne ha bisogno in quantità molto elevate, poiché per salvare la Chiesa occorre tutto il potere del mondo. Occorre superare il potere di satana e di tutti i suoi alleati nel mondo.
Se si guardano le fonti di entrate e la contabilità delle diverse partite e paesi, può sembrare che si tratti di un’impresa meramente umana, e organizzata per raccogliere la maggior quantità di denaro possibile. Ma questo perché manca visione soprannaturale e senso soprannaturale.
Se si ha sufficiente visione soprannaturale (che, in un’altra ottica, potrebbe essere confuso con indottrinamento e propaganda), risulta chiaro che tutto questo denaro è pro salus animarum, per il bene delle anime, e resta neutralizzata questa lucidità infame e luciferina con cui il sito opuslibros.org argomenta contro la prelatura.
La visione soprannaturale si acquisisce credendo nel carattere sublime della missione dell’opus e nella santità dell’istituzione, al di là degli errori delle singole persone, che sono peccatori ma che amano follemente Gesù Cristo sopra ogni altra cosa. Inoltre, facendo in modo che soltanto alcuni di quelli che si occupano delle questioni economiche abbiano una visione completa dell’economia complessiva dell’Opus Dei, e facendo in modo che quelli che non si occupano di questioni economiche abbiano una visione abbastanza soprannaturale per comprendere che l’opera è povera, poverissima.
In tal modo, tutti cooperano nello sforzo e nel compito di raccogliere i mezzi materiali necessari per i lavori apostolici, e, data la loro visione soprannaturale, tutti considerano che le voci sulla ricchezza dell’opus siano soltanto calunnie suggerite dai nemici della Chiesa.
Alcuni dei più attenti e vicini al Vaticano sanno che la corruzione dell’apparato della Chiesa è di tale entità, che solo in cambio di denaro possono accettare di fare il bene che devono fare, e soffrono mentre forniscono all’apparato ecclesiastico più denaro di quanto non ne necessità per compiere il suo dovere. Quante volte la grazia dello Spirito Santo deve essere sostituita o accompagnata da flussi di liquidità in dollari ed euro, perché la Sposa di Cristo faccia circolare vita attraverso le arterie dei suoi condotti amministrativi!
E quante volte tornano alla memoria le famose battute di Giovanni XXIII: Santità, quanta gente lavora in Vaticano? Beh, approssimativamente la metà. Santità, è vero che fate miracoli? Beh, è che in Vaticano occorre fare di tutto.
Solamente gli spagnoli ingenui, come il fondatore dell’opus quando giunse a Roma, avevano una fede “spagnola” nel romano pontefice, e non una fede italiana, che ammette anche l’esperienza delle debolezze umane.
Solamente il triumvirato di Escrivà, Del Portillo ed Echevarria, che hanno annullato la propria personalità perché Cristo trionfi, è stato capace di comprendere pienamente che il sistema economico della prelatura serve per servire la Chiesa , e salvarla anche dalla propria stessa corruzione che sempre la affligge. Per questo, solamente quelli che si fidano pienamente di loro, pur disponendo di un po’ meno informazioni di loro, hanno sufficiente senso soprannaturale per comprendere di star donando il proprio lavoro, la propria vita, il proprio patrimonio per questa causa suprema...
Se si legge questo articolo unitamente a quelli Lo que queda el dia I e II, si può comprendere più compiutamente la storia della prelatura, delle persone che vi restano dentro e di quelle che ne sono uscite. Quasi nessuno di noi che ne siamo usciti conosceva nulla di questo sistema economico e del sistema giuridico dell’opus. Avvertivamo soltanto nelle nostre coscienze e nel nostro inconscio tutto questo cumulo di contraddizioni, e abbiamo avuto la fortuna di uscirne grazie alla nostra incompatibilità con alcuni aspetti dell’opus. Perché la struttura completa del sistema, per quanto chiaramente la si esponga, e per quanto la si consideri come una struttura di peccato, continua a restare incredibile.
13. Riferimenti economici di altre organizzazioni: l’ONCE e l’Università di Siviglia
Molte persone colte e ben informate non hanno un’idea chiara di quanto costino le grandi imprese e di quanto si possa fare effettivamente con grandi disponibilità di denaro.
Per comprendere queste due cose, ho raccolto dati di due imprese per cui tengo particolare simpatia, e che sono solite pubblicare con trasparenza i risultati dei propri esercizi economici annuali: la organizzazione nazionale ciechi spagnoli (ONCE), che è un’iniziativa privata con appoggio statale, e l’università di Siviglia, che è un’iniziativa pubblica e, attualmente, la seconda come numero di alunni fra le università in Spagna.
La trasparenza delle loro informazioni, e i valori che impiegano, possono fare da contraltare rispetto alla trasparenza e alle somme manipolate dalla prelatura.
Attalmente la ONCE , con la sua fondazione e la sua corporazione di imprese, dà oltre 115.000 posti di lavoro, direttamente o indirettamente, e paga in nodo autonomo la cura specializzata che richiedono gli oltre 70.000 associati che raggruppa.
Nell’esercizio 2004 ha raggiunto un volume d’affari di 2.400 milioni di euro. Negli esercizi 2005, 2006, 2007 detto obiettivo si è incrementato di 300 milioni di euro ogni anno. Negli esercizi dal 2008 in poi detto obiettivo si è incrementato ogni anno, rispetto al precedente, in una percentuale equivalente all’indice dei prezzi al consumo dell’anno precedente, maggiorata di tre punti.
L’università d Siviglia per l’esercizio economico 2009 ha avuto un preventivo di entrate di € 460.541.280, finanziamenti per € 303.823.794, entrate pubbliche per € 40.280.586, donativi privati per € 84.391.910 e spese per il personale per € 286.417.580.
14. Processi per restituzioni.
Alcuni sostengono che il denaro che la prelatura ha acquisito dai numerari e aggregati dal novembre del 1982, quando si è verificato il mutamento delle veste giuridica, fino ad oggi, o fino al momento della loro morte o del loro abbandono dell’opus, debba essere integralmente restituito, e che occorre esigere legalmente questa restituzione.
Gervasio, nel suo articolo Comentarios al catecismo 2010 del 16 agosto 2010 ritiene che la quantità di denaro che numerari e aggregati versano all’opus e non spendono (secondo Dionisio, il 75% del loro stipendio in media) deve essere qualificato come donazione, e che le donazioni possano essere revocate. Per la restituzione di quanto necessario per vivere da parte di gente che non ha nulla, perché aveva donato tutto all’opus e l’opus non diede loro nulla quando se ne andarono, sarebbe interessante promuovere processi. Forse dinanzi ai tribunali ecclesiastici, oltre che a quelli civili.
chiarimenti degli autori inviati il 9 maggio 2011, tramite mail, a Emanuela Provera
(sul testo originario di Jacinto Choza – in www.opuslibros.org. – 23 agosto 2010)
Le stime che ho fatto nel mio scritto intitolato La gestione economica dell’Opus Dei non sono che ipotesi, poiché non vi sono dati certi da analizzare. Nel linguaggio degli ingegneri le ipotesi sono una cosa usata spesso e seria. Quando un ingegnere dice “stimo che per questa costruzione occorrono due mila sacchi di cemento”, sta facendo un’approssimazione ragionevole. Forse il risultato finale sarà che ne occorrano mille ottocento, o duemila cento, ma non saranno certo cinque mila. Vale a dire, in termini ingegneristici, che sono quelli che uso, che una stima è un calcolo approssimativo, che ha un margine di approssimazione del 10%.
Vado quindi a commentare il testo tradotto in italiano.
Quando ho detto che i cooperatori erano 20.000, non mi riferivo alla Spagna, ma a tutta l’opus. Non mi risulta che l’opus abbia pubblicato un elenco dei cooperatori. Se lo ha fatto, non mi meraviglierebbe che avesse fornito un dato ancor superiore, potrebbero anche dire di averne dieci volte tanti in tutto il mondo. Questo potrebbe anche essere vero su una piano formale, ma secondo la mia esperienza reale il conteggio dei cooperatori è uno dei segreti meglio riposti che ho incontrato. Il lavoro di depurazione delle liste dei cooperatori è un progetto interminabile, forse persino impossibile. Secondo il criterio adottato da ciascun organo direttivo locale i cooperatori possono essere di ogni genere, persino persone già defunte, e con questo mi pare di aver detto tutto. Non mi meraviglierei che i miei genitori comparissero un qualche elenco di cooperatori, poiché di tanto in tanto giungono loro inviti e richieste di denaro. A nessuno dei quali hanno risposto. Nell’ultimo centro dell’opus in cui ho avuto fra le mani questa informazione la lista dei cooperatori conteneva circa duecento nomi, e senza dubbio una ventina dava denaro periodicamente, quasi tutti i mesi. Dagli altri 180 si riceveva appena qualcosa, qualcuno aveva fatto un’offerta anni addietro, ma si era perso per strada. Per questo, da questa cifra modesta di 20.000 cooperatori come stima a livello mondiale, dato che l’opus dice di averne 200.000, sono sicuro che di questi solo il 10% versa costantemente denaro. Vale a dire che quando ho stimato che vi siano soltanto 20.000 cooperatori in tutto il mondo che versano una cifra più o meno grande ogni mese alla prelatura sembrano pochi, ma credo che sia una stima prudente. Non credo che siano meno, e se sono di più, meglio, significa che l’opus incassa ancor più di quanto ho stimato.
Nel mio scritto citato non ho fatto una media di quanto sia l’importo mensile. Nel documento vedo che qualcuno ha ipotizzato un versamento medio di € 50. Credo che sia una stima ragionevole per paesi sviluppati, come l’Italia. Senza dubbio, bisogna pensare che per Messico, Argentina o Filippine, paesi con grande attività dell’opus, possa essere una somma elevata. Mi immagino, forse mi sbaglio, che la maggior parte dei cooperatori di questi paesi difficilmente possano dare € 50 ogni mese, anche se alcuni ne danno migliaia. Riesce dunque difficile fare una media mensile di quanto versato da questi cooperatori. In ogni modo, nel peggiore dei casi non dev’essere tanto meno, diciamoci le cose come stanno.
Nel paragrafo seguente, dove si parla dei soprannumerari, la cifra di 60.000, ovviamente, è una stima a livello mondiale, basata sul fatto che in tutta l’opus ci sono in totale circa 80.000 membri. Magari un po’ meno, ma non molto. Teniamo questa cifra per buona. Dunque occorre apportare qualche modifica al testo, poiché può indurre in errore. Copio:
“Facciamo una stima di quanti soprannumerari ci sono. Diciamo 60.000, e se sono di più, meglio per i miei calcoli. Ora pensa al relativo contributo, un po’ più sostanzioso, e moltiplicalo per 60.000 tutti i mesi dell’anno. Escono cifre interessanti? Per esempio, € 100 x 60.000 = € 6.000.000 mensili, x 12 mesi = € 72.000.000 ogni anno”.
Nel mio scritto originale, diretto a un tale Juan, non facevo alcuna cifra sui versamenti dei cooperatori; e per il calcolo dei soprannumerari suggerivo di aumentare un po’, di un 20%, dal che risulta che l’apporto medio mensile dei soprannumerari è di 100 €, che non è un 20% in più, ma il doppio. Questo paragrafo risulta così confuso. Suggerirei pertanto una precisazione in questi termini:
“Facciamo una stima di quanti soprannumerari ci sono. Diciamo 60.000, e se sono di più, meglio per i miei calcoli. I soprannumerari mediamente versano più dei cooperatori. Una stima ragionevole, tenuto conto che oltre ai versamenti mensili vengono loro richiesti anche altri contributi, in denaro e in natura, sarà il doppio, vale a dire 100 €. Questo dà un totale interessante: € 100 x 60.000 = € 6.000.000 mensili, x 12 mesi = € 72.000.000 ogni anno”.
Nel mio scritto citato non faccio alcuna stima riguardo ai numerari e mi pare che i quattro paragrafi che seguono risultino confusi. Mi riferisco a questo:
“Però aspetta, mancano numerari e aggregati. Gli vanno dentro le loro intere retribuzioni. E se possono mettere qualche piccola trappola nei patrimoni familiari per raccogliere più denaro dalla famiglia di origine, meglio. E se l’auto la comprano i genitori, meglio. E se puoi farti dare qualche gioiello da tua madre o da tua zia, meglio. E se i tuoi genitori o i tuoi fratelli vanno a farsi una crociera, gli chiedi il denaro che avrebbero speso se avessero portato anche te, e ancora dentro, in cassa. E se erediti da tuo zio, ancora meglio. Se hai diritti d’autore, viva tua madre. Etc. Si tratta di cifre molto maggiori dei contributi dei soprannumerari. Moltiplichiamo ad esempio per tre il contributo fornito in Spagna dai soprannumerari, e abbiamo € 216.000.000 ogni anno.
“Negli ultimi anni della mia vita che ho trascorso in questa oscurità, ero responsabile delle finanze del centro in cui vivevo. Era un centro ove risiedevano persone adulte. Vivevamo in 7 numerari. Seguivano circa 100 soprannumerari, e altrettanti cooperatori. Dedotte le spese, ogni mese inviavamo una manciata di denaro alla commissione regionale spagnola. Il preventivo annuale di invii alla commissione si aggirava su € 200.000.
“Vale a dire che alla commissione regionale della Spagna possono entrare ogni anno € 300.000.000 puliti, soltanto sotto la voce entrate ordinarie”.
Non mi sorprenderebbe questa domanda: Perché 300 milioni di euro? Perché considera il numero dei soprannumerari? Quanti? € 200.000/n.100 s=2000€ annuali per ogni soprannumerario.
Suggerisco di modificare questo testo come segue:
“Facciamo ora una stima su numerari e aggregati e sul loro contributo economico. Se l’opus dice di avere 80.000 membri, e prima avevamo stimato in 60.000 i soprannumerari, ne discende che numerari e aggregati sono 20.000. In questa cifra è compreso anche il clero, che sono qualcosa meno di 2.000, anche se molti di questi ultimi hanno anche entrate, ricevono eredità e hanno accesso a beni economici. Può essere molto difficile fornire una cifra reale di quando può versare economicamente all’opus un numerario o un aggregato. Se dico che mediamente ciascuno dei membri celibi dell’opus, dedotte le spese, contribuisce con € 2.000 al mese non credo che nessuno possa ritenerla un’esagerazione. Mi rendo conto che le numerarie ausiliari guadagnano molto meno, ma le loro infinite ore di lavoro costituiscono un contributo in natura che va tenuto in conto, e d’altra parte tutti i numerari sono professionisti, e per l’esperienza che ne ho avuto guadagnano ben più di quella cifra. Ciascun membro celibe può ricevere in eredità dai genitori almeno una parte del patrimonio familiare, e se anche vi è chi non ha un grande patrimonio familiare, stiamo parlando comunque di decine di migliaia di euro, e questo per tutta l’opus. Non si devono inoltre dimenticare le innumerevoli ore di lavoro non retribuito fornite a tutta l’opus dai membri celibi. Tutto ciò ha un valore economico.
Venendo all’aritmetica, 20.000 celibi x 2.000 € = 40.000.000 € mensili.
x 12 mesi = 480.000.000 annuali.
Sommando cooperatori, soprannumerari e membri celibi, si può arrivare a: 12.000.000+72.000.000+480.000.000=564.000.000 all’anno come entrate approssimative annuali dell’opus.
Quanto al totale di 300.000.000 annuali che facevo nel testo originale, mi pare di essermi già spiegato: i miei calcoli in nessun momento erano limitati alla sola Spagna, forse non ero stato abbastanza chiaro.
Come nota finale, mi pare che l’altro scritto che viene citato, En 2005 solo habian 131 numerari@a en Espagna (Nel 2005 in Spagna c’erano 131 numerarie) del 3 marzo 2010 possa contribuire a creare qualche confusione, perché è scritto in tono ironico, che credo possa essere compreso meglio dagli ex-opus spagnoli. Non so se la traduzione lo renda bene, e sono sicuro che possa risultare quasi incomprensibile per lettori che non conoscano bene l’opus. Lo lascio al vostro giudizio.
Spero che queste annotazioni possano essere utili e possano esserlo agli amici italiani.