Domanda di una lettrice a Emanuela Provera
Dal sito di Chiarelettere


Donatella Visciglia: Gentile Emanuela,
la realtà dell'Opus Dei mi incuriosisce e avrei alcune domande da sottoporle.
Dentro l'Opus si fanno sedute particolari, che prevedano ad esempio dei sacrifici?
Gli iscritti usano accessori tipici, come una collana nera in cuoio con la croce?
Grazie.

Cara Donatella, 
La rimando al paragrafo "Lavoro e penitenza" del capitolo "La giornata-tipo di Elena" del mio libro "Dentro l'Opus Dei" in cui si parla di cilicio e di mortificazioni particolari, inseriti comunque in un quadro più ampio. La invito inoltre a non soffermarsi sugli aspetti scandalistici e immaginari dell'Opus Dei, che, al pari della versione apologetica, non fanno altro che rafforzare il gioco dell'istituzione,
allontanando dalla realtà vera, ben più crudele e pesante di quanto si possa credere, a causa delle ripetute violazioni dei diritti individuali.
Gli aspetti veramente "interessanti" dell'Opus Dei sono quelli legati alla manipolazione mentale esercitata dai membri dell'istituzione sulle persone, alle limitazioni della libertà individuale, alle dipendenze psicologiche e materiali, all'isolamento, ai numerosi casi didisagio psicologico, alla sottrazione di ricchezza, all'utilizzo di denaro pubblico per attività/enti che non generano un servizio sociale o culturale alla collettività. 
Se avrà modo di avvicinarsi all'Opus Dei incontrerà donne sorridenti ma tristi, totalmente prive di spirito critico perché pronte sempre e comunque ad aderire alle indicazioni delle direttrici o del prelato Javier Echevvarìa; il quale può permettersi di dichiarare che l'istituzione non si occupa di attività temporali [politiche o economiche] ma, attraverso i propri collaboratori, tiene una contabilità minuziosa sui contributi mensili dei soprannumerari e sui rendiconti annuali individuali dei membri numerari. I quali oltretutto hanno l'obbligo di redigere un testamento che sostanzialmente è a favore dell'istituzione, anche se la comunicazione ufficiale insiste sugli scopi esclusivamente spirituali.
Secondo la concezione del Fondatore San Josemaría Escrivá le donne svolgono un ruolo subalterno, sono le custodi del focolare, madri di famiglia e angeli, quando accompagnano la vita spirituale del coniuge. Le donne non hanno diritto di voto nell'istituzione per ciò che attiene al governo e solo a loro è demandato il lavoro di cura; è sufficiente che siano sagge, non serve la loro sapienza. Le personali aspettative di una vita veramente laicale sono completamente disattese a causa dello stile monacale con cui sono costrette a vivere, rinunciando, tra l'altro, alla propria femminilità. Confondono il sesso con la pornografia, formano alla purezza del cuore e del corpo, ma non si fanno scrupoli a sfruttare professionalmente le loro "sorelle" senza riconoscere alcun emolumento o contributo pensionistico, almeno fino ad anni recenti. Recidono ogni legame di fraternità con chi esce dall'Opera a meno che non sia utile per l'istituzione, sono capaci di tentare un recupero con gli ex membri ma solo per un interesse di immagine o economico. Nella parte maschile dell'istituzione [le due sezioni, di uomini e donne, sono rigorosamente separate] avviene che con alcuni uomini proseguano una relazione di "amicizia" a motivo degli interessi professionali reciproci ottenendo così anche il "silenzio" di chi se ne va. Non è un caso che il senatore Marcello Dell'Utri parli bene di Escrivá e non racconti come mai ha abbandonato quel cammino spirituale che aveva intrapreso da giovane.
Ma non è tutto, perché quello che ferisce la sensibilità di molti cattolici è la rinuncia da parte della Chiesa adun'indagine seria e scrupolosa sugli abusi che vengono fatti sui giovani minorenni; gli Statuti dell'Opus Dei, approvati dalla Santa Sede, eludono il divieto di ammettere minorenni nell'istituzione attraverso la figura del giovane aspirante numerario che a soli14 anni e mezzo vive scegliendo di dare tutto all'istituzione, rinunciando alle personali aspirazioni. 
Tornando alla domanda specifica della lettrice (Dentro l'Opus si fanno sedute particolari, che prevedano ad esempio dei sacrifici? Gli iscritti usano accessori tipici, come una collana nera in cuoio con la croce?), la rimando al paragrafo "Lavoro e penitenza" del capitolo "La giornata-tipo di Elena" del mio libro "Dentro l'Opus Dei" in cui si parla di cilicio e di mortificazioni particolari, ma nel quadro di quanto sopra da me descritto. 

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