Dedicato a tutti i fedeli della prelatura personale

LA LIBERTA' DELLE COSCIENZE NELL'OPUS DEI
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pubblichiamo uno studio sulla prassi ascetica dell'Opus Dei che evidenzia, a partire dall'articolo 83 §2 degli Statuti [Codex Iuris Particularis Operis Dei], gli abusi praticati dai Direttori a danno di chi si affida alla loro "cura spirituale". E contrari all'elementare rispetto dovuto alle coscienze, proclamato dagli insegnamenti della Chiesa e protetto dalla sua normativa canonica.

Di seguito viene esposto l'indice, i cui contenuti potete trovare cliccando il link del titolo:

1. Il cancro dell’Opus Dei.
2. L’opacità dell’istituzione.
3. Gli abusi nella direzione spirituale: a) La confusione fra governo e direzione spirituale. b) Il governo della direzione spirituale sui sudditi immediati. c) La burocratizzazione istituzionale della direzione spirituale. d) La proibizione esplicita della condivisione dell’intimità. e) Le manifestazioni della coscienza obbligatorie.
4. Il governo come dominio delle coscienze.
5. Una rottura reale della comunione ecclesiale.
6. Il necessario intervento della Santa Sede.
7. Appendice. La traduzione italiana del Decreto Quemadmodum del 17-XII-1890: ASS 23 (1890-1891) 505-508.

Questo il testo dell'art. 83, paragrafi 1 e 2:

83 §1. Per vincere le insidie della triplice concupiscenza, principalmente della superbia, che potrebbe essere alimentata dalla dottrina, dalla condizione sociale e dal lavoro professionale, i fedeli della Prelatura devono praticare con fortezza e tenacia le esigenze dell’ascetica cristiana. Tale ascetica si basa sul continuo e fedele sentimento di umiltà interna ed esterna, non solo individuale, ma anche collettiva; sul candore della naturale semplicità; sul modo di agire nobile e familiare; sull’espressione costante di serena letizia, sul lavoro, sull'abnegazione, sulla sobrietà, sugli atti di sacrificio e sugli esercizi di mortificazione, anche corporale, stabiliti per tutti i giorni e per tutte le settimane, secondo l’età e la condizione di ciascuno. Tutte queste cose devono essere curate come mezzi non solo di purificazione personale, ma anche di vero e solido progresso spirituale, secondo quel ben provato e verificato proverbio: tanto progredirai quanto farai violenza a te stesso. Devono essere curate anche come preparazione necessaria per ogni apostolato da compiere nella società e per il suo perfetto esercizio: compio ciò che manca alla passione di Cristo nella mia carne per il suo corpo, che è la Chiesa (Col. 1, 24).
      §2. Tale ascetica e spirito di penitenza porta con sé anche altre esigenze nella vita dei fedeli della Prelatura, specialmente l’esame di coscienza quotidiano, la direzione spirituale e la pratica settimanale della confessione sacramentale.

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