QUANDO LA MANIPOLAZIONE DIVENTA INSTRUMENTUM FIDEI (Intervista a Luigi Corvaglia)

Pubblichiamo di seguito la versione integrale dell'articolo di Emanuela Provera, apparso su Micromega dal titolo "Quando la manipolazione diventa instrumentum fidei"


Non praticano l’occultismo o la cartomanzia ma i loro metodi sono spesso analoghi a quelli delle sette esoteriche; sono i nuovi movimenti religiosi che, con la complicità delle istituzioni "laiche", perpetrano abusi psicologici e talvolta anche fisici sugli adepti.


Sono i giorni di maggio del 2019, Salone Internazionale del Libro di Torino, la seconda più importante manifestazione dell’editoria in Europa. Questa edizione sarà forse ricordata perché politica e cultura entrano in conflitto nell’incontro-scontro fra due istanze: da un lato la libertà di stampa (articolo 21 della nostra Costituzione) dall’altro la questione dell’antifascismo, su cui appunto la nostra Costituzione si fonda. I fatti sono noti e riguardano la casa editrice Altaforte che avrebbe dovuto esporre in uno degli stand del Salone, ma non li riprendiamo certo ora.
Compito invece di queste righe sarà proporre una riflessione critica sul fenomeno dei nuovi movimenti religiosi. A tal proposito ricorderemo come, proprio al Salone Internazionale del Libro di Torino, la pluralità e la dislocazione degli eventi è stata talmente liberale che mentre a Palazzo Capris si svolgeva il convegno sul tema dell’abuso psicologico promosso da Ce.S.A.P (Centro studi sugli abusi psicologici), ecco che nel contesto di uno dei numerosi eventi pubblici veniva conferito il premio FIRMA (Festival Internazionale delle religioni, musica e arti)  all’ “apostolo di Cristo” Naasón Joaquín García, in quanto promotore dei diritti umani e della libertà religiosa.
Occorre a questo punto sapere che García è leader dal 2014 della Chiesa Luz del Mundo, e probabilmente per diritto ereditario, poiché succede al padre il quale successe al proprio padre, fondatore carismatico di questa chiesa nata in Messico nel 1926 e ora diffusa nel mondo. Ma forse il cammino luminoso di questa chiesa si interrompe proprio in questi giorni. Il 4 giugno di quest’anno, a poche settimane dalla cerimonia torinese che lo ha incoronato “promotore dei diritti umani e della libertà religiosa” il signor Naasón Joaquín García verrà ammanettato dalla polizia di Los Angeles mentre gli verranno letti diversi capi di imputazione tra cui abusi sessuali su minori, possesso di materiale pedopornografico, traffico di esseri umani.



Non praticano l’occultismo o la cartomanzia ma curano le tossicodipendenze e promettono il paradiso; liberano dal maligno, offrono cammini di santità nel mondo e nella vita quotidiana. Sono molte le persone in cerca di una risposta esistenziale che diventano vittime dei nuovi movimenti religiosi. Ma di cosa si tratta: gruppi alternativi di genuina spiritualità o pericolosi culti totalitari?  

Nel 2006 il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno ha istituito la squadra anti sette (SAS) con lo scopo di svolgere un’azione investigativa nei confronti dei gruppi che commettono abusi e reati contro la persona (omicidi, violenza di genere, violenza sessuale). Don Aldo Buonaiuto, uno tra i più importanti esorcisti italiani, è consulente della polizia di stato per la SAS. Eppure in Italia le condanne nei confronti di preti che abusano le donne su cui praticano l’esorcismo sono oramai note, e proprio l’Italia è il paese con il più alto numero al mondo di esorcisti: 240.
A Roma ha sede l’Associazione internazionale degli esorcisti (AIE), un organismo della Chiesa cattolica riconosciuto nel 2014 dalla Congregazione per il clero, con decreto firmato da Papa Francesco. L’A.I.E organizza specifici corsi di formazione per i futuri esorcisti di tutto il mondo. Tra gli scopi principali dell’associazione e del ministero dell’esorcistato[1] vi è anche quello di mettere in guardia i fedeli dall’azione demoniaca proveniente dalle sette, le quali - definite “tutte diaboliche”- avvicinerebbero chi le frequenta al mondo dell’occultismo, nelle sue diverse forme, quali lo spiritismo, la cartomanzia, l’esoterismo, il satanismo. A tale proposito veniamo anche messi in guardia da alcune app scaricabili sugli online stores come Google Play o AppStore dedicate alla lettura delle carte, o all’interpretazione delle rune celtiche. I mezzi di informazione come le emittenti televisive della Rai o alcune testate giornalistiche dedicano ampi spazi a questi temi invitando i rappresentanti dell’AIE a parlarne in pubblico. Ma l’attenzione quasi esclusiva verso occultismo, esoterismo, magia e satanismo (ossia verso i nemici, oramai “istituzionalizzati” dall’Associazione) mette in ombra il fenomeno forse più diffuso e dilagante di quei gruppi non esoterici, non magici, non satanici, i quali però con modalità non troppo diverse, praticano manipolazione delle coscienze, abusi psicologici e fisici inducendo i seguaci o le vittime all’annichilimento. Basterà questa osservazione critica affinché una riflessione seria, trasversale, libera, scrupolosa e garantita si elabori nelle sedi deputate?

Se da una parte se ne sottostima l’incidenza, forse per consentire la loro espansione indisturbata, con il conseguente incremento delle pratiche di abuso e violenza che scaturiscono dalle prassi interne, dall’altra le minoranze religiose beneficiano dell’approvazione ideologica di organismi come il Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni) che sempre al Salone Internazionale del Libro di Torino ha denunciato problemi di discriminazione nei confronti di queste realtà minoritarie. Il sociologo torinese Massimo Introvigne ha dichiarato: «Il clima politico e culturale non è favorevole alle minoranze religiose. Tornano liste di proscrizione […] di gruppi che qualcuno definisce “sette” e chiede allo Stato di reprimere. Perfino religioni che hanno sottoscritto Intese con lo Stato come i buddhisti della Soka Gakkai e i pentecostali delle Assemblee di Dio riferiscono di attacchi, diffamazioni e discriminazioni[2]».
Il consenso ideologico, in Italia, proviene anche dalle istituzioni politiche: nel 2018 la Camera dei Deputati ha promosso la presentazione di LIREC il “Centro studi sulla libertà di religione credo e coscienza” durante lo svolgimento della quale i rappresentanti della Chiesa di Scientology sedevano accanto ai rappresentanti dell’Università Pontificia Salesiana. Lo scopo del Centro studi sarebbe quello di favorire un approccio laico al tema delle diversità religiose in nome della libertà di culto, ma il risultato è quello di derubricare la manipolazione a lecito strumento di persuasione, normale per ogni “fede”. Del resto Sabrina Martucci, tra i membri del comitato scientifico, per spiegare le ragioni della sua adesione a LIREC dichiara: «Siamo in un’epoca in cui gli estremismi, i fondamentalismi vengono troppo spesso interpretati come concetti negativi e ritengo invece che l’attività di centri come LIREC sia importante per chiarire che questi concetti non sono da interpretare solo in senso negativo ma vanno valutati nel senso della integrazione religiosa».

Di questi temi si è parlato il 10 maggio scorso, all’interno della programmazione di Salone Off a Torino, durante il convegno organizzato dal Centro studi sugli abusi psicologici (CeSAP), dal titolo “Dalla fede alla dipendenza: derive settarie e manipolazione”, coordinato da Maria Teresa Pizzulli, socia GAVP, Gruppo attivo di vittime del Pentecostalismo (i pentecostali sono la maggioranza più numerosa all’interno dei movimenti religiosi minori). Durante la giornata di studio sono intervenuti testimoni fuoriusciti da gruppi abusanti assieme a studiosi, con l’obiettivo di divulgare una corretta informazione sul fenomeno della manipolazione mentale e dell’inganno coercitivo nei contesti menzionati. I testimoni che durante il convegno hanno raccontato le proprie storie, provengono da esperienze diverse, come appunto le chiese pentecostali e le realtà cattoliche, ma i meccanismi di persuasione e condizionamento dottrinale sono sembrati gli stessi. Purtroppo i casi presi in esame durante la trattazione svolta dai relatori non sono mai stati, in Italia, oggetto di attenzione da parte di un soggetto in posizione imparziale come dovrebbe essere l’autorità giudiziaria. L’abrogazione del reato di plagio, nel 1981, per dichiarata incostituzionalità, ha consentito pratiche intimidatorie e sistematiche che hanno impedito ad un numero sempre maggiore di persone di uscire dai movimenti all’interno dei quali subiscono violenza fisica, psicologica, o che vi hanno assistito.

La dottoressa Lorita Tinelli, criminologa e fondatrice del CeSAP, intervenuta sul tema dei minori negli ambienti settari, ha illustrato il meccanismo di alienazione del rapporto genitori-figli, che ha lo scopo di assoggettare questi ultimi alla volontà autoritaria del leader, impedendone la crescita come individui, l’autonomia e limitando la prospettiva di autodeterminazione nelle scelte fondamentali della loro vita. E ciò è emerso dagli esempi che la relatrice ha riportato riguardo le modalità “educative” di contesti specifici come quelli di Scientology, Testimoni di Geova, Bambini di Dio, Arkeon.

Nella propria relazione il dottor Luigi Corvaglia, ora presidente del CeSAP e membro del Consiglio Direttivo della FECRIS, ha delineato il quadro delle argomentazioni utilizzate dagli apologeti dei culti. Il FECRIS (Federazione Europea dei Centri di Ricerca e di Informazione sulle Sette e i Culti), è un organismo internazionale con sede a Marsiglia, presente anche in seno al Consiglio d’Europa di Strasburgo e all’ONU. Vi fanno capo 56 associazioni di 34 paesi del mondo che si adoperano per difendere le vittime degli abusi, dei settarismi e di tutti i gruppi costrittivi e totalitari.

Con lo scopo di approfondire correttamente questo preciso aspetto, a margine dell’incontro gli abbiamo rivolto alcune domande:

Che cosa è una setta e quali sono gli elementi distintivi?

“Setta” è termine che si presta a equivoci e gli equivoci sono utili a chi vuole confondere le acque. Parlerei piuttosto di gruppi costrittivi o totalitari. Si tratta di organizzazioni, religiose e non, che praticano un pervasivo e sistematico controllo del comportamento degli adepti. Si possono considerare dittature non territoriali. Come nei regimi totalitari si è sempre mirato a costruire l'“homo novus” che è perfetto ingranaggio del sistema, così i gruppi costrittivi ed abusanti intendono ristrutturare gli adepti premiandone l'adesione al modello desiderato e punendo il dissenso. Questo avviene in un sistema auto-sigillante garantito da una sorta di “cortina di ferro” che separa l'interno, che è puro e consapevole, dal mondo esterno, impuro e inconsapevole.

In Italia manca un sistema di prevenzione e tutela nei confronti delle vittime di gruppi totalitari. Nell’ambito di un concetto di liberalità non si può stabilire pregiudizialmente che tutti i movimenti siano delle sette e che come tali abbiano dentro di sé elementi di degenerazione in forme coercitive verso le persone che li frequentano. Una strada di regolamentazione a priori consentirebbe inoltre a chi svolge questa funzione di scegliere, arbitrariamente, chi colpire. C’è un confine labile tra l’istanza della libertà di espressione e di interpretazione della dimensione metafisica, e l’esigenza di controllo e di prevenzione delle situazioni abusanti. Abbiamo quindi rivolto al dottor Luigi Corvaglia la seguente domanda: In quali Stati c'è maggiore attenzione al tema dell'abuso psicologico e quali gli strumenti adottati per prevenirne la diffusione in contesti sensibili?

Francia, Belgio e Lussemburgo dispongono di una legge specifica praticamente costruita sul medesimo modello, quella della legge About-Picard approvata in Francia nel 2001. Questo strumento legislativo è finalizzato a punire l'“abuso di debolezza”, cioè lo sfruttamento di individui in condizione di inconsapevolezza dei fini del culto e/o di vulnerabilità personale. In Francia è anche attiva la MIVILUDES, la Missione Interministeriale di lotta alle Derive Settarie che attua un continuo monitoraggio di gruppi che siano coinvolti in plurimi casi giudiziari, attuino l'isolamento dei membri o presentino altri criteri indicativi. La Germania, pur non disponendo di una specifica legge, attua una straordinaria opera di prevenzione ed informazione sui gruppi totalitari tramite il Ministero dell'Istruzione, della Gioventù e dello Sport. Altri Paesi hanno attivato commissioni ad hoc.

L'assenza in Italia di una disciplina specifica che tuteli le vittime di abuso è un problema culturale, politico o normativo?

È un problema para-culturale e para-politico. Mi spiego. Mentre i francesi hanno costruito gran parte della loro identità culturale intorno alla laicità sin dalla liquidazione dell'Ancient Regime, l'Italia, paese egualmente laico in termini formali, ha un passato da Stato confessionale sin dallo Statuto Albertino, è passata attraverso il ventennio fascista e le sue sorti sono state rette per decenni da un partito di ispirazione cattolica. Questo rende la percezione della conquistata laicità molto più precaria e a rischio. Consci di questo quadro psicologico, più che culturale, personaggi senza scrupoli sanno suonare i campanelli più adatti a far scattare un riflesso condizionato di difesa della libertà di culto. Va detto che di tali ambigui personaggi il nostro paese è più ricco della media.  Gridare al “reato d'opinione” o al “ripristino della legislazione fascista”, due assurdità fuori luogo fra le tante, gli basta per vedere alcuni sedicenti liberali denunciare la loro pochezza, quantomeno intellettuale, palesandosi come difensori di questi totalitarismi. L'assurdo è che a gridare questi ipocriti allarmi sono persone il cui back-ground ideologico è fondamentalmente oscurantista e illiberale e che intimamente avversano la cultura politica dalla quale arriva la esaltata baldanza dei loro difensori.  Basti pensare che le principali organizzazioni italiane di “apologeti dei culti" vedono ai vertici esponenti del cattolicesimo tradizionalista e di Scientology.

Cattolici quindi che difendono gruppi abusanti. Chi sono questi difensori dei culti e quali gli eventuali rapporti con le istituzioni?

Certo, cattolici, membri di Scientology, ma anche guru New Age, esponenti di culti orientali, ecc., tutti insieme appassionatamente nelle medesime organizzazioni! Bisogna tenere presente che il quadro teorico in cui i cattolici pro-culti si muovono è quello della “teoria dell'economia religiosa”, ossia la concezione per cui quello religioso è un mercato come quello delle merci e in cui le varie religioni sono in concorrenza fra loro. In questa competizione vincono le versioni più restrittive e fondamentaliste perché soddisfano meglio il “consumatore”. Ne consegue che quanto più si auspica il prevalere della versione più rigida della propria religione, tanto più si deve garantire l'offerta di altre religioni in competizione con la propria. Ed ecco spiegata la paradossale presenza di cattolici tradizionalisti nelle organizzazioni che difendono i culti più lontani dal cattolicesimo romano. Non sempre ciò che appare ecumenismo lo è realmente…
Queste organizzazioni formano un network transnazionale grazie anche alla presenza di medesimi individui nelle diverse organizzazioni di vari paesi. La loro azione si esplica nella pressione su organismi politici nazionali e sovranazionali al fine di impedire la prevenzione, l'informazione e la disciplina in tema di culti abusanti. In ogni nazione godono dell'appoggio di qualche personaggio politico di seconda o terza fila che gli apre le porte di sale istituzionali e salotti decisionali.

Quali sono le loro argomentazioni più comuni, contrarie al riconoscimento delle categorie abusanti?

Le argomentazioni sono varie. Al livello di elaborazione più basso troviamo giochi semantici sulla definizione di “setta” o sofismi sui limiti della “manipolazione” lecita. In pratica, delle fallacie logiche su cui non è il caso di perdere tempo. Esistono poi prodotti più sofisticati. Ottimo esempio ne è la affermazione che la “criminalizzazione” delle religioni minoritarie sarebbe una forma di “costruzione della devianza” realizzata mediante l'utilizzo dell'etichetta dispregiativa “setta”. In pratica, la riesumazione di un ferrovecchio della sociologia marxista più radicale, in disgrazia perfino fra i punkabbestia dagli anni ‘70, secondo la quale “la devianza è ciò che è definito tale”. Un luogo comune che denuncia un dilettantismo sconcertante, anche perché non è di devianza che si sta parlando, ma di abusi che nessuno avrebbe oggi l'ardire di definire culturalmente costruiti.
Esistono poi gli argomenti “scientifici”, la cui curiosa caratteristica è che non un solo scienziato ha contribuito alla loro elaborazione. Questi sono orientati a smontare la teoria dell'esistenza della manipolazione mentale. Fatto è che quello del “lavaggio del cervello”, come a Massimo Introvigne piace chiamarlo per enfatizzarne la supposta assurdità, è un aspetto enfatizzato solo dagli apologeti e che è alquanto ininfluente nell'esame delle dinamiche dei gruppi costrittivi. In pratica, è un trucco atto a distogliere l'attenzione dalla sostanza, che è lo sfruttamento.
Per finire, abbiamo le argomentazioni “liberali”, quelle utilizzate nella citata opera di lobbing istituzionale. Sono incentrate sulla salvaguardia dei diritti degli individui di scegliere di aderire ad un culto come di farne proselitismo. Molti sono i paradossi in cui questa lettura si incarta quando a proporla sono i promotori di gruppi totalitari. Si chiede infatti la libertà per sé sulla base dei principi liberali e democratici per poterla poi sopprimere negli adepti in base agli opposti principi del culto. Un altro cortocircuito che una società realmente aperta e democratica dovrebbe cogliere in quell’opera di vigilanza costante che, come disse Popper, è il prezzo della libertà.

I fenomeni religiosi e il loro conseguente dispiegarsi nei nuovi movimenti religiosi raccontano oggi una pluralità di esperienze, frastagliate e contraddittorie. Difficile pertanto mettere un punto ad un discorso che si incarichi di affrontare la situazione.
Nella convinta fiducia che le domande possano fare il loro lavoro, intellettuale e civile concluderemo quindi con qualche interrogativo:
Esiste una dipendenza da Dio?
La fede, intesa come modalità di relazione con questo Dio (apertamente inteso come tutto l’universo del numinoso, divino, trascendente, misterioso, altro rispetto al dato sensibile del mondo fisico misurabile) offre un percorso di liberazione personale o piuttosto un itinerario di inghiottimento cultuale in una serie di costrizioni psichiche prima ancora che etiche?
Fino ad ora abbiamo parlato di aspetti deteriori che coinvolgono l’esperienza della “fede”. Ma sappiamo tutti molto bene, e non dobbiamo mai dimenticare, come -per fare un esempio potremmo dire: da Gandhi a Mandela- la storia della liberazione dei popoli, ci mostra esperienze personali di fede che ispiran0 le più alte scelte degli individui, andando ben oltre i confini di una fede religiosa specifica. Tutto ciò considerato ripetiamo dunque le domande di commiato: Esiste una dipendenza da Dio? La fede libera o imprigiona?

E riattualizzando quindi uno dei vertici della mistica medievale, e lanciando insieme una provocazione critica di impegno, ci chiediamo: quale Dio ci salverà da Dio?Le foto presenti su www.dentrolopusdei.blogspot.it sono state in larga parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che comunicarlo. Scrivendo a dentrolopusdei@gmail.com




[1]
                [1] L'autorizzazione a procedere nel ministero dell'esorcistato dipende dal Vescovo locale. Il rito, le modalità di esecuzione i requisiti da parte  dell'esorcista li stabilisce la santa Sede con l'approvazione del Papa.
[2]
                [2] https://www.lastampa.it/2019/05/13/vaticaninsider/libert-e-tolleranza-religiosa-in-italia-una-situazione-che-peggiora-2gVcXE9PD0P3wOWvcDvV0I/pagina.html
 

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