I soldi pubblici e i collegi dell'Opus Dei

cliccando sul link del titolo puoi leggere i commenti all'articolo di Emanuela Provera

I soldi dei cittadini vengono utilizzati dal nostro governo, per sostenere attività di formazione spirituale nei centri dell'Opus Dei. Infatti nell'elenco dei collegi universitari legalmente riconosciuti, finanziati dal Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, c'è La Residenza Universitaria delle Peschiere che, come accade per tutte le case dell'Opera, non da indicazioni sul fatto che il collegio è prevalentemente un "Centro dell'Opus Dei"; ossia una casa privata, a tutti gli effetti, nella quale la direzione della Residenza è affidata a membri numerari, che vi abitano e che costituiscono il cosiddetto Consiglio Locale, organo di governo dell'istituzione.
Sul sito della Residenza, il link "Collegio" - "condizioni economiche" riporta la frase "A studenti meritevoli e privi di adeguate disponibilità economiche vengono assegnate ogni anno dalla Fondazione RUI alcune borse di studio per posti agevolati" che di fatto cela la prassi fraudolenta di sostenere economicamente giovani numerari che, non avendo i soldi o il permesso della famiglia di origine per vivere in una casa dell'Opera, riceveranno una borsa di studio a prescinde dall'impegno scolastico o dai meriti del "diritto allo studio"; il comma 25 della L. 191/2009 [finanziaria 2010] prevede che "Al fine di consentire la prosecuzione delle attività dei collegi universitari legalmente riconosciuti per lo svolgimento di attività culturali, per l'anno 2010 e' autorizzata la spesa di 3 milioni di euro".
Sempre sul sito della Residenza nel link "formazione" - "Opus Dei" si legge "L'Opus Dei promuove anche in tutto il mondo numerose attività di carattere sociale, università , scuole, ospedali e molte altre cose. La Residenza delle Peschiere è una di queste", il testo però non precisa che le attività sono pianificate, finanziate e gestite dall'istituzione attraverso società private , enti morali, fondazioni che fanno capo all'Opera stessa.
Desta quindi scalpore la seguente dichiarazione di Escrivá, fondatore dell'Opus Dei: «Se per caso l'Opus Dei avesse fatto politica, anche solo per un secondo, io - in quell'istante sbagliato- me ne sarei andato dall'Opera [...] Non è mai possibile che l'Opus Dei si occupi di attività che non siano immediatamente spirituali e apostoliche, che non potranno avere niente a che vedere con la politica di qualsiasi paese».
 
 

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